19 set 2016

Villa Lante – Bagnaia (Viterbo)

VILLA LANTE 

Incontro con la guida in Piazza XX Settembre a Bagnaia da dove si prosegue a piedi fino alla Villa con una breve passeggiata di alcuni minuti. Durata visita guidata ore 1e30 ca.

Villa Lante fu realizzata come residenza estiva dei vescovi di Viterbo dopo il 1568 su commissione del Card. Giovanni Francesco Gambara probabilmente a Jacopo Barozzi da Vignola. Il giardino che è in parte all’italiana, in parte manierista, viene diviso su quattro terrazzamenti ed è costruito nel pendio di una collina di fronte al borgo di Bagnaia, sulle propaggini boscose dei Monti Cimini.

E considerato uno dei giardini geometrici più compiuti che si distingue per le soluzioni originali del disegno, per le invenzioni di forme acquee e per la perfezione dell’inserimento del costruito nell’ambiente naturale. Tutto, nel giardino è teso a mettere in risalto il suo grande protagonista: l’acqua.

Il Percorso di visita a Villa Lante.
L’ingresso attuale di Villa Lante conduce alla Fontana del Pegaso (1588) da dove si accede al parco da una parte e al giardino formale dall’altra. L’itinerario attuale del giardino all’italiana parte dal primo terrazzamento in basso, dal Quadrato dei Mori , un vero Giardino all’italiana.

Al centro del quadrato è posta la Fontana dei Mori di forma circolare, con quattro sculture che sorreggono i monti e la stella dei Peretti Montalto. Questa fontana, del Giambologna (1529-1608), costituisce il punto di partenza dell’asse fatta di una serie di profusi giochi d’acqua attorno alla quale l’intero giardino fu costruito.

Ai lati dello stesso terrazzamento sono poste simmetricamente le palazzine gemelle. Esse rappresentano una scelta sorprendente per l’epoca da parte del Vignola : l’edificio villa che consisteva di solito di una sola costruzione, qui viene sdoppiata in due di minori dimensioni, dando più spazio al giardino rispetto al costruito.

Alle spalle delle palazzine gemelle si apre la grande scenografia in salita: fontane e giochi d’acqua, panorami dall’alto sui terrazzamenti, sul borgo e la natura circostante creano un insieme armonioso sottolineato dallo scintillio ed il suono dell’acqua che accompagna il visitatore ovunque nel giardino.

Salendo, segue l’emiciclo della Fontana dei Lumini fiancheggiata dalle Grotte artificiali con rivestimento a tartari dedicate a Venere e Nettuno.

Salendo ancora, vi è il lungo rettangolo, l’originale Mensa del Cardinale che riproduce una tavola con un ruscello che vi scorre dentro per lungo, fatto per appoggiarci bevande e frutta, testimoniando del gusto moderno di stare all’aperto.

Sullo stesso terrazzamento si trova la Fontana dei Giganti, questi ultimi muti testimoni delle feste dell’alto clero di Viterbo e di visite papali e cardinalizie tra le quali rimaste note quelle di Papa Gregorio XIII nel 1578, di Papa Clemente VIII nel 1596, del Card. Carlo Borromeo nel 1580.

Tra le invenzioni di forme acquee, quella della Fontana del Gambero è diventata un modello per tante altre di questo tipo: una cascata che scende tra una lunga serie di chele fatte a ripetizione di successioni di un gambero. Questa catena d’acqua funge da collegamento con la Fontana dei Delfini a pianta ottagonale. A delimitare l’asse d’acqua in cima al giardino è la Fontana del Diluvio o della Pioggia, fatta ad imitazione di una grotta naturale. L’acqua che alimenta le fontane scende da una fonte naturale dei Monti Cimini a forza gravitazionale e la prima fontana che incontra è proprio quella della Pioggia. Il sistema idraulico del giardino fu messo a punto dall’architetto senese Tommaso Ghinucci.

A completare l’effetto di simmetrie del terrazzamento sono le Logge delle Muse poste ai lati della stessa fontana da dove si torna indietro per compiere il percorso di visita all’inverso, scendendo.

Il percorso iconografico propone da una parte l’usuale simbolismo rinascimentale, dall’altra un’iconografia basata sul programma Post-Tridentino della Chiesa Cattolica, elaborata dal committente della villa, il Card. Giovanni Francesco Gambara, difensore della dottrina cattolica post-tridentina e giudice del Sant’Uffizio.

La Palazzina Gambara (1568-1578, committente il Card. Giovanni Francesco Gambara) conserva dei cicli d’affresco al suo interno realizzati da pittori operanti nella Corte Farnesiana ed Estense (Antonio Tempesta, Raffaellino da Reggio, Giovanni Battista Lombardelli e da quelli legati all’ambiente bresciano (Girolamo Muziano) del committente.

La Palazzina Montalto (1611-1613, committente il Card. Alessandro Peretti Montalto) presenta delle decorazioni del Cavalier d’Arpino e scuola (1613-1615), di Agostino Tassi e cerchia (1615).

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Email: info@guideturisticheviterbo.it

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